Lettere bis

Twain nella sua Autobiografia si sofferma a descrivere il modo in cui ebbe origine il libro Gli Innocenti all'estero e il peso che ebbero, in quel contesto, le lettere scritte durante il viaggio: «[...] scoprii che i previdenti proprietari dell'Alta si erano riservati i diritti di stampa di quelle misere lettere da venti dollarii e avevano minacciato il ricorso alla legge contro qualsiasi giornale che avesse osato riprodurre un sol paragrafo di esse! Eccomi sistemato! Mi ero impegnato a fornire un grosso libro sulla crociera all' "American Publishing Co." di Hartford e pensavo di avere bisogno di tutte quelle lettere per poterlo, con esse, mettere insieme. Mi trovavo in una situazione disagevole... cioè mi ci sarei trovato se i possesori di questo diritto, acquisito così furtivamente, non mi avessero concesso di far uso delle lettere. Ecco ciò che fecero: il signor Mac-qualcosa - il resto del suo nome me lo sono scordato - disse che la sua Compagnia avrebbe ricavato dalle lettere un libro per riprendersi i mille dollari che esse erano costate. Io dissi che se essi avessero agito in modo onorevole e leale, permettendo alla stampa di servirsi delle lettere o di parti di esse, le mie sortite di conferenziere lungo la costa mi avrebbero procacciato mille dollari, e invece l'Alta me ne aveva fatti perdere altrettanti. Offrirono un compromesso: avrebbero pubblicato il libro concedendomi il dieci per cento del ricavato. Il compromesso non mi allettava e glielo dissi. La vendita del libro sarebbe stata limitata a San Francisco e la percentuale non mi avrebbe reso tanto da pagarmi il vitto per tre mesi, laddove l'altro mio contratto, stipulato all'Est, se giunto in porto, sarebbe stato per me molto proficuo, poichè lungo la costa atlantica godevo di una certa fama, dovuta alla pubblicazione di sei lettere di viaggio nel Tribune di New York e di un paio nello Herald. Alla fine il signor Mac acconsentì a sopprimere il suo libro, ma ad una condizione: che nella prefazione ringraziassi l'Alta per aver rinunciato ai propri "diritti" concedendomi il benestare. Ai ringraziamenti mi opposi. Non potevo, con un minimo di sincerità, ringraziare l'Alta per aver causato il fallimento del mio giro di conferenze. Dopo una lunga discussione l'ebbe vinta il mio punto di vista e i ringraziamenti furono eliminati. [...] Dopo tanto chiasso, nemmeno attinsi molto alle lettere dell'Alta. Trovai che erano materiale giornalistico, poco adatto per un libro. Esse erano state scritte irregolarmente, in quei momenti che mi erano stati dati per scrivere durante la nostra febbrile corsa attraverso l'Europa o nell cabina arroventata del Quaker City, ed erano perciò costruite in modo approssimativo e richiedevano di essere strizzate per liberarle un po' del vento e dell'acqua di cui erano imbevute. Ne adoperai parecchie: dieci o dodici, forse. Scrissi il rimanente degli Innocenti all'estero in sessanta giorni, e con l'aggiunta di un paio di settimane di lavoro di penna ma la sarei cavata senza quelle lettere. [...] Scrissi Gli Innocenti all'estero nei mesi di marzo e aprile 1868 a San Francisco. Fu pubblicato nell'agosto del 1869.[...] Secondo il contratto dovevo consegnare il manoscritto degli Innocanti all'estero nel luglio del 1868. Scrissi il libro a San Francisco, come ho detto, e consegnai il manoscritto entro il termine convenuto. Bliss provvide ad aggiungere al volume un gran numero di illustrazioni, quindi smise di interessarsene. Trascorse la data prevista dal contratto per l'uscita del libro e non me ne fu data ragione. Il tempo passava senza che ancora se ne sapesse il motivo. Tenevo conferenze da un capo all'altro del paese [...]. Non appena libero dall'impegno delle conferenze, mi affrettai a raggiungere Hartford per informarmi. Bliss disse che non era colpa sua; che lui desiderava pubblicare il libro, ma i direttori della casa editrice erano fossili inveterati e avevano paura. Avevano esaminato il libro e la maggioranza stimava che in esso vi fossero dei punti in cui traspariva ironia. Bliss disse che gli editori non avevano mai pubblicato un libro sul quale fosse ricaduto un simile sospetto e temeveno che il deviare da questa linea di condotta potesse seriamente danneggiare la reputazione della casa editrice, e che egli era legato mani e piedi e non gli permattevano di tener fede al contratto. [...] Quindi ammonii Bliss di rimettersi al lavoro, altrimenti gli avrei procurato dei guai. Tenne conto dell'avvertimento e compose il volume, e io lessi le bozze. Poi seguì un'altra lunga attesa senza spiegazione. Infine, verso gli ultimi di luglio (1869, se non sbaglio), persi la pazienza e telegrafai a Bliss che se il libro non fosse stato masso in vendita entro ventiquattro ore avrei intentato causa per danni. Ciò pose fine ai miei fastidi. Una mezza dozzina di copie furono legate e messe in vendita nel tempo richiesto. In nove mesi il libro trasse fuori dai debiti la casa editrice, ne fece salire i titoli da venticinque a duecento e lasciò setantamila dollari netti di profitto»

 

Bibliografia

  • M. Twain, Autobiografia, a cura di Piero Mirizzi, Neri Pozza Editore, Venzia 1963, pp.205-208, 219-220.
Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022